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Fe Antica: Con che soavità

Concerti
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  Sabato 1 Marzo 2025 16:30 - 18:00

  Pinacoteca Nazionale - Palazzo dei Diamanti

FE ANTICA 2025

Rassegna di musica antica del Conservatorio Frescobaldi

Pinacoteca Nazionale di Ferrara - Palazzo Diamanti

1 MARZO 2025 16.30

Con Che Soavità

Musiche di C. Monteverdi, G. Frescobaldi, M. Rossi, B. Storace

Elena Di Marino, soprano

Paola Valentina Molinari, soprano

Massimo Altieri, tenore

Mattia Varisco, Eleonora Luchetti, Simone Bassi Astolfi, clavicembalo

 concerto realizzato in collaborazione con il conservatorio F. Venezze di Rovigo

“Con Che Soavità” è un itinerario sonoro e poetico che accompagnerà l’ascoltatore attraverso la ricca e fulgida selva degli antichi affetti.

Nel traghettare chi ascolta in questo “Theatrum Instrumentorum”, prendiamo a prestito le illuminanti parole che Galileo Galilei scrisse nel 1612 a Lodovico Cigoli: “quanto più i mezzi co’ quali si imita son lontani dalle cose da imitarsi, tanto più l’imitazione è maravigliosa (...). Non ammireremo noi un musico, il quale cantando e rappresentandoci le querele e le passioni d’un amante ci muovesse a compassione, molto più che se piangendo ciò facesse? e questo, per essere il canto un mezzo non solo diverso ma contrario ad esprimere i dolori, e le lagrime et il pianto similissimo. E molto più l’ammireremmo se tacendo, col solo strumento, con crudezze et accenti patetici musicali, ciò facesse, per esser le inanimate corde meno atte a risvegliare gli affetti occulti dell’anima nostra, che la voce raccontandole”.

Il concerto si apre con “Tempro la Cetra” dal VII Libro di Claudio Monteverdi e ci trasporta nel “nuovo mondo” musicale la cui rivoluzionaria paternità è tutta monteverdiana. Il Settimo Libro dè Madrigali è un libro in netta rottura con le precedenti pubblicazioni: qui il madrigale è trasformato o, forse, sarebbe meglio dire totalmente scomparso nella forma alla quale siamo stati abituati a riconoscerlo fino a questo momento. In trentadue composizioni non viene incluso neanche un madrigale a cinque voci, ma solo brani da una a quattro voci (ben quindici sono “a due”) tutti con basso continuo, alcuni concertati con violini, unitamente a brani che potremmo definire “sperimentali” poiché non assimilabili alla forma tradizionale del madrigale. Proprio per quest’eterogenea varietà d’opere Monteverdi sceglie il titolo di “CONCERTO”, “termine ricco di qualità, programma stilistico che addita maniere di contrasti entro l’andare concorde delle parti e confronti fra voci e strumenti” (Claudio Gallico: Monteverdi, 1979).

Si prosegue con la Toccata Prima (da Toccate e Correnti) di Michelangelo Rossi, mirabile violinista e organista, da molti indicato come allievo di Girolamo Frescobaldi. Traslazione strumentale di quel complesso e ricco apparato retorico di cui Monteverdi è assoluto prestigiatore, la prima Toccata è un microcosmo di affetti ed effetti, sezioni misurate e ritmiche che si alternano a momenti lirici ed estatici per riportarci a passaggi in stile improvvisativo e libero. Perfetta introduzione per i due brani successivi, “Non è di gentil core” (dal VII Libro) e “Ohimè ch’io cado” (Quarto scherzo delle ariose vaghezze di Milanuzzi), dove un’attitudine spiccatamente teatrale dona ad ogni pagina una incredibile vitalità e forza espressiva.

E’ la volta di Girolamo Frescobaldi e delle sue “Cento Paritite sopra Passacagli”, vero e proprio monumento strumentale dell’arte frescobaldiana. Siamo nel solco della teoria aristotelica dell’arte come imitazione, la musica rappresenta e insieme risveglia le passioni dell’animo e lo fa con strumenti espressivi mutuati dal madrigale cinquecentesco ma sublimati in una nuova sintesi espressiva che spalanca le porte al concetto di “maraviglia”.

 E da Frescobaldi torniamo di nuovo a Monteverdi.

“Con che soavità”, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un madrigale a voce sola accompagnata da strumenti ma (nella versione originale) un brano a dieci voci, divise in tre cori, di cui una sola linea è cantata, mentre le altre voci sono affidate a strumenti anzichè a cantanti. Questa idea policorale, omaggio ad una concezione tutta veneziana di comporre (basti pensare alla produzione vocale di Gabrieli), sottintende un testo che è rivelatore d’un importante svolta concettuale e musicale. I versi di Marino, infatti, antepongono le parole ai baci, nell’eterno conflitto fra la razionalità e la passione, l’apollineo e il dionisiaco. L’uomo sogna l’armonia ma nella realtà deve scegliere fra baci e parole, fra istinto e ratio, sperando d’unirli ma sapendo già che la vittoria d’uno conduce alla morte dell’altro (Che soave armonia fareste, o dolci baci, o cari detti, se foste unitamente d’ambedue le dolcezze ambo capaci). 

Sempre dal prezioso VII Libro ascolteremo la romanesca Ohimè dov'è il mio ben, esempio cristallino di teatralizzazione del gesto esecutivo, in cui la parola evoca e sublima l’aspetto immaginifico e fantasioso del mondo ritmico-melodico.

Concludono il concerto le mirabili Partite sopra La Monica di Girolamo Frescobaldi e lo splendido duetto “Duri e penosi” dal Ritorno di Ulisse in Patria.

 

INGRESSO SOLO CONCERTO CON BIGLIETTO DEL MUSEO RIDOTTO 2 €

 

 

Elenco delle date (pagina dettagli evento)


  • Sabato 1 Marzo 2025 16:30 - 18:00

Conservatorio Frescobaldi

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